Storia di Arley e di come salvò il Carnevale- pt. 1

ArleyIn un tempo non molto lontano, viveva nei pressi del piccolo villaggio di Arun un’ incantevole e umile ragazza dalla pelle mulatta. Questa graziosa fanciulla si chiamava Arley. Aveva bellissimi capelli che nel villaggio tutte le donne le invidiavano. Erano neri, più neri della notte, tanto da brillare alla luce del sole e ricci, come se fossero stati creati da un dio. Quel viso sempre curioso e le guance sempre rosse si risaltavano sulla sua carnagione scura. Le sue origini, però, erano umili e povere. Arley si occupava, quindi, di preocurare il cibo per i suoi genitori e per suo fratello minore. Il padre della ragazza, però, la trattava male e, essendo anche geloso della figlia, la teneva rinchiusa in un sotterraneo per evitare che nessuno la portasse via, e la faceva uscire solo quando c’era bisogno di cibo. Arley spesso era triste e piangeva, stanca della sua vita priva di libertà, e ogni giorno pregava gli dei del suo villaggio e li implorava di aiutarla a scappare.

L’ unico suo momento di felicità era vissuto in occasione di una festa che si svolgeva in un villaggio: ogni anno si affacciava dalla finestra della sua casetta e scorgeva quelle deliziose lucine festive dall’orizzonte. In occasione del carnevale quell’anno decise di fuggire da Arun e di andare a scoprire quella strana festa che tutti chiamavano “Carnevale”.

Si incamminò tra la foresta, ma si rese conto ad un tratto di essersi smarrita fra quegli alberi così esageratamente alti e uguali fra loro. Arley fu presa dal panico e lo fu ancora di più quando si accorse che il sole stava cominciando a tramontare.

Nel cuore della notte, stanca ed esausta, continuò a vagare nella foresta, tra animali e creature alquanto bizzarre. Spaventata e assonnata, Arley perse i sensi e cadde in un precipizio piuttosto profondo.

Alle prime luci dell’alba si svegliò confusa e si ritrovò in un giardino incantato: tante statue di donne e uomini avevano maschere che nascondevano i volti. Poi guardò nel lato opposto e vide un bellissimo laghetto dall’acqua cristallina con una favolosa cascata appena illuminata dai raggi del sole. Infine la sua attenzione cadde sul giardino: si rese conto che era ricoperto da fiori dorati e molto profumati.Arley era molto affamata dopo il lungo viaggio e così mangiò uno di quei fiori.

Ad un tratto venne fuori dal nulla una fata che, avendo osservato Arley mangiare quel fiore, le disse: “ Mia cara fanciulla, sono Zena, la custode di questo giardino, non ho potuto fare a meno di osservarti mentre mangiavi il fiore…ecco, questo fiore è chiamato il fiore del Carnevale. Chi lo mangia diventa una maschera del carnevale di Kanun.” Arley guardò la fata stupita ed esclamò: “Quindi io adesso diventerò una maschera di carnevale?” La fata sorrise e rispose: “Esattamente. Ma, prima che la tua trasformazione avvenga del tutto, io ho bisogno del tuo aiuto. Il Carnevale di Kanun è in pericolo! Molti secoli fa un malvagio e potente re mangiò un fiore del giardino e si impossessò del carnevale, facendo diventare quelle che un tempo non erano maschere, bensì vere e proprie creature, maschere finte, o meglio, prive d’ animo. Il re agì così perché odiava il carnevale e volle quindi trasformarlo in una semplice festa tra persone comuni, mascherate da quelle che un tempo erano creature vere!”

Dopo aver pronunciato queste parole, Zena tirò fuori dal suo lungo vestito azzurro un sacchetto, contenente la polvere del fiore dorato e continuò: “Prendi questo e spargi la polvere tra le maschere che troverai a Kanun, poi cerca il carro del re malvagio e usa questo rubino affilato per uccidere il re.” Arley incuriosita domandò: “Chi sono queste statue?” La fata sorrise e sospirò: “Quelle erano creature del Carnevale che il re fece cadere nel lago cristallino che vedi lì e che divennero purtroppo statue senza vita. Ma se tu sconfiggerai il re tutto tornerà come ai vecchi tempi…Adesso devi andare, Arley. Fa quello che ti ho detto!”

E in  un attimo Zena sparì lasciando la ragazza confusa con la polvere e il rubino nelle mani. Arley ripensò alle parole appena sentite. Poi partì per Kanun.

Continua…

Letizia Re I A