Fabiana Negrini e la battaglia contro l’anoressia

  Fabiana Negrini è una giovane influencer di Sanremo con alle spalle un passato difficile da dimenticare e di cui, coraggiosamente, non ha mai fatto mistero sui suoi social. Da giovanissima si è infatti ammalata di anoressia.

Oggi si rivolge in particolare agli adolescenti per dire loro di non abbassare la guardia, di guardare oltre la “perfezione” imposta dal narcisismo social. La sua storia ci insegna a risorgere dagli abissi della sofferenza e quanto sia importante chiedere aiuto. “Ammettere di avere un problema – ci racconta – ti fa essere ancora più forte”.

Sui tuoi social non hai mai nascosto di aver sofferto di disturbi alimentari. Ti va di raccontarci la tua storia?

Iniziò tutto verso i 14-15 anni. In casa non c’era un clima armonioso e infatti poco dopo i miei si separarono. Provai a parlarne ma diciamo che non funzionò. Si sono aggiunte anche altre cose che mi hanno segnato e chi mi hanno fatto cadere nel disturbo. Ero una ragazza normopeso ma iniziai con i primi segnali, cioè a saltare i pasti. Mia mamma se ne accorse subito e andammo da una nutrizionista ma inizialmente non davo peso a ciò che mi diceva.  Nel 2015 ho affrontato il mio primo ricovero in una struttura per disturbi alimentari, a Pietra Ligure. Sono stata seguita per 3 mesi, ma non mi sono serviti. Tornata a casa ero ancora al punto di partenza a causa della separazione dei miei genitori.

Cosa è successo a questo punto della tua vita?

 Cambiai psicologo, un uomo d’oro, e lasciai la nutrizionista e iniziai a farmi del male praticando sport in modo eccessivo solo per bruciare calorie e perdere peso. A luglio del 2016, toccai i 27 chili. Non vedevo la mia immagine reale. Il braccio e il collo erano immobilizzati e se mi sedevo riuscivo ad alzarmi a fatica. Chiesi aiuto a mia mamma che si sentiva impotente. Il mio psicologo venne a casa mia perché io non riuscivo ad andare in studio, mi scattò delle foto che mandò in ospedale per il ricovero. Mentalmente ero distrutta. Il 14 luglio dello stesso anno mi ricoveravano, prima in medicina poi in terapia intensiva. La mia nutrizionista mi disse che non sapevano se riuscivo ad uscirne viva perché i miei organi erano in deperimento organico, una situazione alquanto delicata. Intanto i giorni passavano ed ero ancora lì.

Eri di fronte a un bivio: lasciarti andare o reagire.

Mi affidai, cercando di riprendermi la mia vita in mano. Non avevo una reale prospettiva sul mio domani. Sono stata tre mesi in ospedale con il sondino, dopo sono stata traferita per altri tre mesi in una struttura per disturbi alimentari: qui entrai con un piede diverso così uscii e tornai a casa continuando le cure. Nel 2019/2020 mi hanno dimessa e mi hanno dichiarata ufficialmente guarita.

Grazie a cosa sei riuscita a venirne fuori?

Non c’è una vera risposta. Secondo me analizzare il problema aiuta, giorno dopo giorno. Ancora oggi mi analizzo e cerco di capirmi.

Che ruolo hanno avuto i tuoi familiari in questa battaglia?

Mia mamma mi è sempre stata vicino, con mio padre il rapporto è venuto piano piano ma entrambi sono state figure fondamentali.

Nella tua storia che ruolo hanno avuto i medici specialisti e i servizi specializzati?

Devo dire che stata molto fortunata. I medici e gli specialisti sono stati sempre molto attenti e scrupolosi anche se all’inizio ero arrabbiata con il mondo e non vedevo l’amore che in realtà ci mettevano nel prendersi cura di me.

Quali sono i campanelli d’allarme da non sottovalutare quando si inizia a soffrire di anoressia?

Lo sguardo è spento e diverso e c’è la tendenza a isolarsi. A chi ha accanto una persona che soffre di disturbi alimentari consiglio di soppesare bene le parole che si dicono. Per esempio nella fase di ripresa mi dicevano che stavo bene perché avevo messo su peso ma io la prendevo un po’ male.

Che consiglio daresti a chi soffre di disturbi alimentari?

Di affidarsi, di chiedere aiuto, perché non c’è bisogno di vergognarsene anzi ammettere di avere un problema ti fa essere ancora più forte. Non bisogna mai isolarsi.

In base alla tua esperienza, quali esami bisogna fare per accertarsi di avere un disturbo alimentare?

Non c’è un esame in particolare, ti viene diagnosticata dopo varie visite fatte insieme a psicologi e nutrizionisti.

In che modo gli influencer possono contribuire a sensibilizzare i giovanissimi su queste problematiche?

Sicuramente i social devono essere sfruttati in maniera giusta. Si possono informare tante persone e questo può servire a tutti.

Di Martina Liscapade 4 B