Alberto Rimedio incontra i ragazzi del Liceo Midossi di Nepi

Di Paola Maruzzi

“Talento, passione e curiosità” sono i tre fuochi da coltivare nei giovani cuori degli aspiranti giornalisti sportivi. A dirlo è Alberto Rimedio, voce ufficiale della Nazionale italiana di calcio e ospite per un pomeriggio al Liceo Midossi di Nepi. L’incontro, tenutosi lo scorso 15 febbraio, è stato un’occasione preziosa per accendere i riflettori sugli aspetti meno scontati del calcio e, soprattutto, delle professionalità che vi gravitano intorno.

Grande l’entusiasmo dei ragazzi e delle ragazze che hanno incalzato Rimedio con le loro domande e le cui risposte hanno svelato ritratti e aneddoti della nostra storia calcistica. “Ho giocato a livelli professionistici nei settori giovanili della Roma e della Sampdoria fino ai 19 anni – ha detto il giornalista – ma quando ho capito che non sarei mai entrato in Nazionale da giocatore, ho deciso che vi avrei preso parte come telecronista”.  Una scommessa riuscita.

Classe 1972, Alberto Rimedio è il più giovane telecronista Rai a seguire ufficialmente le imprese degli Azzurri. Con loro vola in Brasile per i Mondiali del 2014, siglando con il suo timbro dirette seguite da milioni di italiani. Il telecronista svela che “commentare un evento sportivo per il grande pubblico generalista della Rai è un’operazione molto complessa perché bisogna trovare il giusto equilibrio dialettico, bisogna farsi capire dalla casalinga inesperta e al tempo stesso parlare a chi di calcio se ne intende”.

Un mix sapiente che abbiamo imparato a riconoscere ancor di più l’estate scorsa, quando Rimedio ci ha accompagnati durante gli Europei 2020, sfiorando di un pelo la consacrazione della finale allo stadio londinese di Wembley. “La vittoria dell’Italia contro l’Inghilterra sarebbe dovuta essere la partita più emozionante della mia carriera, il sogno di una vita, e invece il Covid mi ha impedito di prendervi parte come telecronista”.

Vigile testimone lo è  stato però nelle fasi precedenti e nei ritiri a Coverciano, palpando con mano le emozioni dei pre-partita, quando può capitare che l’eccitazione dei calciatori sconfini in bizzarri riti scaramantici. “Alla vigilia della seconda partita contro la Svizzera – racconta –  mentre la Nazionale era a cena, si rovesciò accidentalmente del vino rosso su una tovaglia, episodio accolto da tutti come un presagio di buon auspicio. In effetti l’Italia ottenne la vittoria e da quel momento, puntualmente, prima di ogni partita, venne inscenato il rito del vino rovesciato. Il mondo del calcio è fortemente scaramantico”.

Dal terreno dell’irrazionale si passa poi ai lucidi preparativi della telecronaca, un’operazione che richiede attenzione chirurgica ai dettagli e uno studio che Rimedio definisce leopardianamente “matto e disperatissimo”. Per prepararsi a una partita ci vogliono ore di lavoro. Bisogna memorizzare le formazioni, conoscere le peculiarità di ogni giocatore, le singole storie, fino ad abbracciare le culture di altri paesi. Di ogni nazionale straniera contro cui l’Italia si è battuta, dalla Brasile alla Serbia, ne ho studiato la storia”, pillole e curiosità che il bravo telecronista deve saper rimandare allo spettatore. Tra un’azione e l’altra ecco allora che lo sguardo si allarga. “Essere curiosi e non accontentarsi mai della superficie delle cose – spiega – sono aspetti che fanno parte del mestiere di giornalista”.

Altro tema delicato di una telecronaca è la sinergia con il commentatore tecnico, di solito un ex giocatore, come nel caso di Antonio Di Gennaro con cui ha fatto coppia Rimedio negli Europei 2020. Concedere i giusti spazi ad entrambe le parti, dare respiro al racconto vivo di una partita senza spezzarne il ritmo è questione di equilibrio. Rimedio parla di “misura” anche quando definisce i tratti stilistici della telecronaca italiana, che “è a metà strada tra quella tedesca, fatta di lunghi silenzi, e quella sudamericana, molto più accorata. Ogni professionista ha poi il suo tratto distintivo. Personalmente non sono d’accordo con chi, come Aldo Grasso, reputa che debbano esserci più silenzi durante le telecronache”.

Forzatamente silenzioso è stato il pubblico degli ultimi tempi, con gli stadi svuotati dall’emergenza sanitaria. “Commentare una partita senza il pubblico è stata un’esperienza nuova che, però, ha dato modo di far emergere le voci dei giocatori, svelando piccoli inediti. Ricordo per esempio la finale di Coppa Italia 2019/2020 tra Juventus e Napoli in cui si colse distintamente il discorso motivazionale di Gattuso ai suoi giocatori”.

In attesa che le tifoserie ritornino a animare pienamente gli eventi sportivi, per il futuro ci auguriamo anche che l’apporto delle donne al giornalismo sportivo, in particolare calcistico, possa essere sempre più decisivo. “Statisticamente le donne nel nostro ambiente sono meno rispetto agli uomini ma non mancano esempi di rilievo, penso a Tiziana Alla o Donatella Scarnati”, quest’ultima vicedirettore di Rai Sport, al cui vertice troviamo ancora una donna, Alessandra De Stefano.