Storia di Arley e di come salvò il Carnevale- pt.2

ArleyDopo un giorno arrivò finalmente a destinazione. Quello che le aveva detto la fata era vero: notò la gente comune del villaggio che si divertiva, ma sembrava fosse imprigionata nei corpi di altre creature. Ad Arley venne la frenetica voglia di ballare al ritmo delle danze di Kanun, ma si trattenne: “Prima devo pensare a sconfiggere il re.”

La folla di persone trascinava la povera ragazza nella musica e nelle danze, scambiandola per una maschera, avendo mangiato il fiore dorato. Arley trovò la forza di resistere alla tentazione di quelle luci, quei colori e quella musica che sembravano quasi persuadere la sedicenne. Incontrò tante maschere, tra cui quelle di creature mitologiche (come i centauri) o quelle fantastiche (come gli unicorni), e addirittura maschere degli dei locali.

Arley credeva di essersi smarrita tra quella folla così travolgente.

Poi ad un tratto vide il re sopra il suo carro che aveva l’ aria sinistra e intorno al carro danzavano e cantavano i suoi “schiavi”. Di colpo la ragazza saltò sopra il carro e si ritrovò faccia a faccia con il re che andò su tutte le furie, vedendo Arley rovinare la sua visuale dal trono. La ragazza puntò il rubino nel collo del re, ma questo la scaraventò giù dal carro, rincorrendola e portandola accanto al burrone con la cascata, sotto la quale c’era un laghetto e il giardino di Zena . Il re bloccò il passaggio alla ragazza, facendola indietreggiare sempre più, arrivando a pochi centimetri dal precipizio. Il re ghignò ed esclamò con voce malefica: “Pensavi di fermarmi? Fai un bel tuffo ragazzina!”

Arley urlò e pochissimi istanti prima che il re lanciasse la ragazza nel vuoto con un calcio, impugnò con cattiveria il rubino affilato e lo scaraventò nel petto del re facendolo cadere a terra e morire. Arley, però, non sfuggì al colpo di piede del re e si ritrovò a cadere giù, finendo nel laghetto dall’ acqua cristallina . L’ acqua la trasformò in una statua priva di vita. Ci fu un lungo silenzio.

Morto il re, tutte le maschere e le statue del giardino ritornarono ad essere le creature che erano un tempo. Il sacchetto di polverina che Arley teneva dentro la sua tasca risalì sulla superficie del laghetto e si aprì, facendone uscire la polvere del fiore che si attaccò nei bellissimi capelli di Arley.

Ormai era tutta di pietra, ma i suoi capelli volteggiavano nell’ acqua . Tutte le creature andarono a tirar fuori la statua di Arley e la misero nel giardino, onorandola, acclamandola e ringraziandola di aver ucciso il crudele re.

Dai capelli di Arley uscì una luce intensamente brillante color oro che illuminò il giardino per qualche secondo. Appena cessata la luce, i capelli si trasformarono in strani pallini colorati che tutti chiamarono “coriandoli”. La popolazione, le creature e gli animali della festa del carnevale festeggiarono e nominarono Arley la dea del Carnevale, che diventò, così, anche la più famosa maschera.

La fata Zena baciò la statua e la ringraziò in ginocchio. Poco dopo Zena si trasformò: divenne uno dei tanti bellissimi fiori dorati del giardino, ormai non più di Zena, bensì di Arley, la dea del Carnevale.

Letizia Re I A