Un amico speciale sotto l’albero di Natale

Finalmente Natale, con le sue luci colorate e sopratutto i deliziosi cibi che si predispongono su ogni tavola di ogni parte del mondo. Qui però ci ritroviamo  in un umile paesino, ma che nel suo piccolo è più affascinante di mille città famose. Quest’anno però sarebbe accaduto qualcosa di affascinante, qualcosa che avrebbe sconvolto la mia piccola e breve vita. Ma direi di cominciare tutto dal principio, mi chiamo Alice e questa è la mia storia. Finalmente il giorno dopo sarebbe stata la vigilia di Natale e, come tutti i bambini del mondo, non vedevo l’ora che arrivasse la fatidica notte. Non mi ritenevo una bambina come le altre, anzi, nessuno mi apprezzava per quello che ero realmente per questo vi starete chiedendo del perché io non abbia citato nessun amico all’inizio della mia storia. Semplice: io non ho amici. Tutti i miei compagni di classe mi escludono e, essendo una bambina molto timida, trovare degli amici non è proprio un’impresa da tutti i giorni. Tutti, infatti, nella mia classe mi considerano una ragazza strana: stramba per la precisione, solamente perché come regalo per Natale non chiedevo nient’ altro che un amico.

Solitudine: ecco quello che sentivo; nemmeno i miei genitori mi offrivano un po’ del loro affetto, essendo tutto il giorno nel loro ufficio…”Gioca con la governante intanto e noi giocheremo dopo con te”. Ecco quello che dicevano ogni giorno e così feci, anzi scrissi, il pomeriggio della vigilia, la lettera a quel “signore tanto magico”, facendomi aiutare proprio dalla governante. E chiesi la cosa che desideravo più al mondo, la impacchettai e la misi sotto l’albero, rimasi a fissarla per non so quanto tempo con la speranza di aver finalmente

Nataleuna persona con cui semplicemente parlare. La sera andai a letto, mi feci arrivare le coperte fin sopra i capelli per la grande emozione e mi imposi di non addormentarmi: volevo infatti chiedere di persona il mio desiderio a Babbo Natale e così passarono i minuti e le ore.

Ormai si erano fatte le undici e di lui nemmeno l’ombra. Chiusi, allora, un’attimo gli occhi per ingannare l’attesa e senza che me ne accorgessi mi addormentai. Mi svegliai di soprassalto, sentendo un rumore che proveniva dal salotto proprio dove c’era la mia cara e preziosa lettera, così mi alzai e decisi di controllare di persona. Rimasi sbalordita: l’uomo che avevo aspettato per tutta la serata, era lì nel bel mezzo del mio salotto.

Distraendomi un attimo, però, lo vidi precipitarsi dentro il camino aiutandosi con una corda,presa dall’impulso di seguirlo mi issai anche io sulla corda e mi ritrovai in un batter d’occhio sul tetto, ma di lui nemmeno l’ombra..rimasi così delusa che quasi mi misi a piangere.Presa dallo sconforto mi rigirai per tornare indietro e mentre compievo quest’azione, vidi con la coda dell’occhio la sua slitta con tanto di regali appoggiati sopra ,supposi quindi che non se ne era andato, ma che molto probabilmente era andato a far visita nella casa affianco o in quella di fronte così decisi di aspettare nella sua slitta, mi sorpresi a vedere, però, nel gruppo di renne che trainavano la slitta una in particolare posta nell’ultima fila e lasciata sola dalle altre.

Mi avvicinai lentamente per paura di spaventarla: le accarezzai piano piano il piccolo musetto e il naso tondo rosso; feci però lo sbaglio più grande in quel momento. La guardai negli occhi e rividi in lei tutto quello che io avevo passato in quei giorni: tutte le sgridate e tutte le esclusioni, non so per quanto tempo rimasi incantata su quegli occhi color marrone ma ritornai sul mondo terreno solamente dopo aver sentito il rumore di tanti campanelli e solo ad allora capii che la slitta era in volo. Babbo Natale non si accorse di me essendo posizionata, grazie all’aiuto di quella renna speciale, sopra il suo dorso, viaggiammo per non so quanto tempo ma fu la cosa più bella che abbia mai fatto. In quel viaggio vidi ogni costellazione e ogni tipo di casa del mio piccolo paesino che ormai sembrava come piccole formichine che camminavano al di sotto dei nostri piedi. Dopo tante ore di viaggio,però, avvistai da lontano una baita con una fabbrica fatta di dolci vicino dove si potevano osservare tanti piccoli omini che lavoravano nel suo interno. Finalmente, dopo tanto tempo, scendemmo e mi presentai come una bambina di otto anni si sarebbe dovuta presentare a Babbo Natale, ovvero con l’ingenuità e la spensieratezza di quest’ultima.

Mi accolse benevolmente e mi fece accomodare con lui all’interno della baita,ma il mio desiderio era un’altro in quel momento, ovvero passar più tempo possibile con quella preziosa renna. Così decisi di lasciare il mio desiderio un attimo da parte e chiesi gentilmente in futuro avessi potuto passare del tempo con lei per poi parlare con lui del mio  problema. Ci divertimmo molto: mi fece fare il giro di tutta la fabbrica e anche della baita. Dopo tante ore di svago, decisi di scendere dalla sua schiena e di parlare con il capo. Mi aiutò molto e mi diede consigli che ero certa mi sarebbero serviti per sempre, purtroppo però non poteva regalare e far smaterializzare dal nulla una persona per me; e finalmente lo capii, capii innanzitutto che in quella esperienza avevo trovato finalmente un amico,che però sarebbe dovuto rimanere li’ nella sua casa e io sarei dovuta ritornare nella mia. Salutai Babbo Natale e lo ringraziai per tutto,andai sulla schiena della mia nuova amica che mi riportò a casa,vidi le stesse cose, le stesse stelle e le stesse persone con la sola differenza che ad aggiungersi quella volta fu anche un pizzico di tristezza. Ritornai sul tetto della mia casa e scesi dal dorso della renna, mi girai e la abbracciai,sapendo purtroppo che quella sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo viste. Quell’abbraccio durò tantissimo e, finito l’ossigeno nei polmoni, mi staccai, la guardai un’ultima volta e scesi giù nel camino tornandomene a letto. Quella notte non riuscii a chiudere occhio pensai a tutto quello che sarebbe potuto sembrare strano e non reale agli occhi degli altri,ma non serviva infatti che gli altri sapessero di questa storia bastava che lo sapevo io e lo sapeva lei. Beh che dire?! La mia storia è giunta al termine: spero che come me abbiate passato un Natale in compagnia dei vostri amici. Io, dopo tanto tempo, finalmente posso dire di aver riso come non ridevo da tempo.

Veronica Galligani I A