LAS CHICAS DEL CABLE: la vita delle centraliniste negli anni 20

Come “Le signorine dello 04”, un film degli anni ’50 tutto italiano diretto dal noto regista oramai deceduto Gianni (Giovanni) Franciolini, anche la rinomata serie tv spagnola targata Netflix, che ha debuttato nel 2017, “Las chicas del cable” (le ragazze del centralino) parla dei dipendenti di una compagnia di telefonia (la più grande di tutta la spagna) delle loro vite, e di ciò che succede soprattutto tra le centraliniste…

Attualmente la serie è ferma alla terza stagione, ma da alcune interviste delle attrici sappiamo che torneremo a far parte anche noi delle vicende di questi personaggi che abbiamo tanto amato ed odiato.

Ambientata nel 1928 a Madrid, la storia si apre con la protagonista Alba Romero che, minacciata dall’ispettore Beltràn per un omicidio commesso involontariamente, deve rubare dei soldi dalla cassaforte della compagnia di telefonia nazionale spagnola facendosi passare come centralinista per farsi assumere
Proprio nella compagnia rivede Francisco, il ragazzo di cui era innamorata dieci anni prima.
I due da ragazzi erano fuggiti dal loro paese per avere un futuro migliore a Madrid, ma qualcosa andò storto e si persero di vista fino a quel giorno. Il loro amore però non è destinato a trionfare poiché anche Carlos, migliore amico nonché cognato di Francisco, è innamorato di Alba.

Nella compagnia Alba incontra tre ragazze: Carlota, Angèles e Marga, dal giorno del loro incontro diventeranno amiche e si aiuteranno e sosterranno a vicenda.

Carlota è la figlia di un militare che si ribella al padre, a tutto ciò che non le sta bene e non vuole saperne delle regole imposte alle donne.
Marga è una ragazza di campagna che è andata a Madrid per trovare lavoro, Angeles una donna sottomessa al marito.
Negli anni ’20 essere una donna era difficile, e questo perché la donna non aveva diritti. Non poteva lavorare a meno che sotto decisione del marito, doveva stare in casa a badare ai figli e alla casa senza ribellarsi se il marito la picchiava. Negli anni ‘20 se un uomo uccideva la moglie veniva assolto poiché sicuramente era stato ferito nell’orgoglio da una moglie adultera.

Abbiamo impiegato molti anni ad ottenere dei diritti e adesso sembra che ce li vogliano togliere di nuovo, inizieranno da un semplice vestito per finire nuovamente alla sottomissione.

Oltre agli anni dei diritti inesistenti per le donne ricordiamo quest’epoca per l’abbigliamento, poiché tutt’ora molti stilisti cercano di riprendere lo stile da flapper girl, a partire dai cappelli a cloche per finire alle scarpe “Mary Jane”.

Gli abiti per le donne negli anni ’20 erano fino al ginocchio e senza maniche ma soprattutto molto larghi così da non far vedere le curve – la parte più sensuale – delle donne. Molto usate erano le calze con la riga dietro che, tutt’ora sono un elemento che molte donne hanno nei propri armadi data la loro bellezza ed eleganza.

Altri particolari erano i capelli corti, usati come forma di ribellione, le scarpe Mary Jane con il tacco basso, i cappelli a cloche o in alternativa frontini impreziositi con piume o qualche diamante e infine il trucco: semplice ma d’impatto che terminava con un bel rossetto di color rosso fuoco che a volte lasciavano sull’estremità del loro bocchino, usato per fumare.

Potrete vedere o fare un rewatch di questa magnifica serie sulla piattaforma Netflix, accessibile tramite l’app o tramite il sito web www.netflix.com 

Desiré Romito