“La Locandiera” di Carlo Goldoni al Teatro Caffeina di Viterbo

La LocandieraIl giorno 5 marzo 2018 alle ore 10.30 le classi IV A e IV B hanno assistito allo spettacolo “La Locandiera” di Carlo Goldoni presso il Teatro Caffeina di Viterbo (Via Cavour, 9) nell’adattamento del regista Stefano Sabelli.

Mirandolina (Silvia Gallerano), proprietaria della locanda “Vecchio Po”, è una donna forte ed emancipata, che non ha bisogno di un uomo per essere felice. Grazie alla sua bellezza ammaliante, ella ha molti pretendenti, di fronte ai quali resta sempre molto indifferente. È il caso del Marchese di Forlipopoli (Gianantonio Martinioni) e del Conte di Albafiorita (Giorgio Careccia), due ospiti della locanda che cercano in tutti i modi di conquistare il cuore della bella locandiera. I due agiscono in modi differenti: il Marchese è convinto del fatto che possa bastare il suo titolo nobiliare per far cadere Mirandolina ai suoi piedi, mentre il Conte, essendo un mercante arricchito, punta sull’aspetto materiale, riempiendo Mirandolina di reali costosi e gioielli preziosi.

Un giorno, giunge alla locanda il Cavaliere di Ripafratta (Claudio Botosso), un misogino che odia profondamente le donne. Vedendo il carattere così sfacciato del Cavaliere, Mirandolina decide di mettere in atto un piano: far innamorare il misogino e presuntuoso cavaliere. Riuscirà la bella Mirandolina, con gentilezza e garbo, a far sciogliere il cuore gelido del Cavaliere di Ripafratta?

L’azione, che passa a svolgersi dalla Firenze del ‘700 nell’originale opera di Goldoni al Delta del Po degli anni ’50 del 1900, è divisa in 3 atti: un primo tempo, della durata di 1h e 20’, comprendente I e II atto e un secondo tempo di 40’ che comprende solo il III atto.

La scenografia, a cura di Laura Carissimi, Michelangelo Tomaro e Fabrizio Russo, è basata su un meccanismo in legno girevole, utilizzato per mettere in scena i diversi ambienti della locanda. Le pareti dipinte, presentano porte e finestre dalle quali gli attori possono entrare, uscire e ammirare il paesaggio fluviale. Gli oggetti messi in scena sono utilizzati o spostati dagli attori stessi e sono oggetti tipici di una locanda, quali letti, lenzuola, sedie, tavoli, posate. La musica è caratterizzata da mambo d’epoca e sonorità standard di Gleen Miller, che accompagnano la recitazione fuoriuscendo da una tipica radiolina anni ’50, posizionata sul davanzale di una finestra in una delle camere da letto della locanda. Gli atti sono, invece, aperti e chiusi dal Fisarmonicista muto (Angelo Miele) che attraversa il palcoscenico e accompagna il tempo di pre-recitazione, donando agli spettatori un senso di mistero ed allegria allo stesso tempo, tenendoli con il fiato sospeso e incuriosendoli.

La commedia è caratterizzata per lo più da dialoghi fra due o più personaggi, salvo per qualche monologo (in particolare di Mirandolina o del Cavaliere) dove il personaggio ragiona e parla con sé stesso, rendendo così partecipe anche il pubblico dei suoi pensieri e delle emozioni che lo attanagliano. “La Locandiera” è, dunque, una commedia da non perdere, interessante perché mette in scena diversi sentimenti umani quali l’amore, la gelosia, la furbizia e l’avarizia, ridicolizzandoli e sottolineandoli come “debolezze umane”, esattamente come nel teatro goldoniano.

Le musiche, le battute (comiche, ma ben congegniate) riportano, insieme ai costumi e alla scelta di pochi oggetti di scena e ad una scenografia curata e particolare grazie alle luci, al teatro settecentesco quando, anche solo un motto di spirito, un intermezzo musicale o un costume colorato, si diffuse la commedia dell’autore veneziano.

Gabriella Bonaventura- Alice Mechelli IV A