Collateral beauty: il ritorno di Will Smith al cinema

Collateral BeautyUn ritorno col botto, quello di Will Smith al cinema. Dopo Suicide Squad, il tanto amato attore americano riappare sul grande schermo con Collateral Beauty, un film che fa commuovere e riflettere sulle difficoltà e sugli ostacoli che spesso la vita ci mette davanti.

Collateral Beauty: un film da vedere

Il protagonista è Howard, un brillante pubblicitario pieno di idee che entra però in depressione dopo aver perso la figlia di soli sei anni a causa di una rara forma di tumore al cervello. Passa le giornate senza parlare con nessuno e senza uscire, tranne che per andare a lavoro, dove però non presta attenzione ai suoi colleghi. È così demoralizzato dalla perdita della sua bambina che decide di chiedere spiegazioni alle tre realtà astratte che più gli sono care: l’amore, il tempo e la morte, scrivendo loro tre lettere dove dichiara tutto ciò che pensa.

Ognuno di loro è rappresentato nella vita reale dai suoi tre colleghi e migliori amici, che cercano di aiutarlo personificando questi doni attraverso degli attori, che dovranno parlargli e dargli delle risposte a tutti i suoi dubbi.

Credendo di essere diventato pazzo, Howard inizia a frequentare un gruppo di supporto ed entra talmente in confidenza con Madeleine, l’organizzatrice del gruppo, che arriva a raccontarle le strane conversazioni che gli capita di avere con le tre personificazioni. La ragazza ha davvero a cuore la sua storia e vuole aiutarlo, cercando di farlo sfogare, e un giorno gli parla di “bellezza collaterale”, qualcosa in cui lei crede. La bellezza collaterale è ciò che c’è di splendido nelle piccole cose; nei ricordi, nei luoghi, nelle parole delle persone e la cosa più importante è coglierla sempre, in ogni cosa.

Will Smith dà una straordinaria prova d’attore e il cast stellare che lo affianca non è da meno. È un film che molti critici hanno stroncato, non si sa bene perché: è un film toccante, da vedere con la giusta attenzione, che ci illustra uno dei mali dei nostri giorni. Non saper davvero ascoltare gli altri.

Nicole Latini II B