Cappellacci, uno stile di vita nella cucina nepesina

cappellacciI cappellacci di Nepi: semplici e tradizionali

Acqua, uova, farina, un tazza di latte ed un pizzico di Sale, questa è la ricetta che da tempo immemore fa impazzire i palati dei nepesini; naturalmente tutto ciò cotto sulla stessa padella da anni e anni, spalmata per bene con lo strutto in modo tale da non far aderire l’impasto e consentendo, così come si fa per le moderne crepes, di girarlo più volte su se stesso con facilità per cuocere uniformemente entrambi i lati. Se una volta cotto l’impasto viene arrotolato su se stesso con il pecorino macinato grosso, allora avremo ottenuto i famosi cappellacci.

È una tradizione che si tramanda di nonna in nipote; abbiamo così seguito la preparazione di questo mito nepesino a casa di un signora nata e cresciuta a Nepi che oltre a svelarci qualche astuto trucchetto, senza però rivelarci il suo ingrediente segreto, ci ha confessato di svolgere annualmente la preparazione dei cappellacci da circa 50 anni, da quando era solo una bambina .

La signora in questione infatti dal 17 Gennaio, giornata dedicata a S.Antonio Abate che a Nepi segna l’inizio dei festeggiamenti carnevaleschi, fino al martedì grasso, ogni venerdì e sabato, dalla mattina prepara circa 300 cappellacci che puntualmente divide in porzioni per i suoi tre figli sposati e lascia qualcosa per sé  e suo marito. Voci di corridoio raccontano che durante un pranzo domenicale tipico, quando a tavola ci sono i cappellacci, nessuno fa complimenti e si abbuffano tutti fino a consumarne circa 30/40 a testa.

Di certo risulterebbe un’esagerazione se la si guardasse con gli occhi di chi non se ne intende, ma fidatevi se vi dico che nessun nepesino saprebbe resistere di fronte ad un piatto o meglio davanti  a “una cofana”, come si dice in dialetto, di questa tremenda “droga”, tanto buona quanto calorica.

Cristian Adolini V D

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